Lo Yak è stato addomesticato circa 3.000 anni fa dai tibetani per utilizzarlo per trasporto merci, ma anche per utilizzarne la fibra, la carne, la pelle, il latte ed i suoi derivati. Da sempre ha colonizzato ambienti alpini particolarmente inospitali tra la tundra e le rocce. Ammantati da strati di pelo lungo e ispido e protetti da una soffice peluria gli yak vivono ad altitudini elevate nelle zone più remote dell’altopiano Himalayano in Tibet, Nepal, Bhutan, Ladakh, Cina e Mongolia occidentale.
Questo grande bovide presenta un folto ed ispido mantello, necessario per sopravvivere alle gelide temperature delle alte quote tibetane. Il pelame è caratterizzato da peli lunghi e grossolani e da un fitto e morbido piumino sottostante. La colorazione varia dal nero al marrone scuro con sfumature più chiare talvolta biancastre in prossimità del muso. Gli animali che vivono ad altitudini elevate sviluppano un pelame più folto e lungo che spesso sfiora il terreno. Ogni primavera la folta pelliccia degli yak viene accuratamente pettinata per raccogliere la fibra di yak e poi spuntata. Viene pettinata soltanto la pancia e la parte inferiore dell’animale mentre il collo, il dorso e tutta la parte superiore viene trascurata. Ogni animale produce annualmente solo circa 100 grammi di pelo.
La prima fase della cernita ha il compito di eliminare manualmente le fibre più grossolane oltre a classificare per colore e finezza il materiale. Questo è un lavoro lento eseguito da personale qualificato che porta ad ottenere una quantità giornaliera di circa 10 Kg. di fibra selezionata.
Una volta classificata per colore, ottenendo approssimativamente il 60% di marrone scuro, 30% di marrone chiaro e solo il 10% di bianco, la fibra viene battuta per eliminare le parti terrose e lavata.
Successivamente il fine e morbido sottomanto deve essere separato dagli ispidi peli grossolani che formano il manto esterno e superficiale dell’animale.
Questo procedimento, che è lo stesso utilizzato per la fibra di cashmere, avviene in dejarratura con l’ausilio di macchinari che separano per differenza di peso le fibre grossolane (più pesanti) da quelle fini e sottili (più leggere).
La fibra dejarrata pronta ad essere utilizzata nell’industria manifatturiera derivata da animali adulti si presenta con una lunghezza di circa 32-34 mm e finezze che variano dai 17 ai 18,5 micron mentre quella proveniente dagli animali nei primi due anni di vita ha una finezza che può variare dai 16 ai 17 micron, fibra che è classificata come “SuperYak” o “Baby Yak”.
Come tutti i bovidi lo Yak è un erbivoro ruminante, si nutre di erbe, licheni e tuberi che l’animale scova scoprendoli dalla neve con il muso e con la sua larga lingua quadrata a temperature che frequentemente scendono sotto i – 40°C.
Gli yak sono spesso utilizzati per trasportare le merci in alta montagna e anche come supporto alle spedizioni alpinistiche in alta quota. Infatti nonostante la loro sorprendente mole gli Yak hanno un passo sorprendentemente sicuro e agile sui sentieri ripidi e stretti, benché talvolta trasportino pesi fino a 70 Kg.
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